#Ladispoli – Tragedia in stazione: giovane muore travolto da un treno

Stava attraversando i binari, ieri sera poco dopo le 20 nella stazione di Ladispoli, quando è stato travolto da un Frecciabianca in transito.

La vittima è un 26enne di origine indiana. Il giovane è morto sul colpo, mentre una persona che si trovava sulla banchina è rimasta ferita in modo grave: si tratta di un 39enne romeno colpito da frammenti al momento dell’incidente ferroviario.

Secondo una prima ipotesi, il 26enne stava attraversando i binari a due amici (tra cui una ragazza russa) per gioco o dopo aver assunto sostanze. I due sono stati poi rintracciati dalla Polfer, che indaga sul caso.

L’incidente ha causato notevoli disagi e forti ritardi sulla tratta Ladispoli-Grosseto: circolazione bloccata in entrambi i sensi e passeggeri fermi per ore.

Un ponzese in un campo di concentramento nazista

Un ponzese in un campo di concentramento nazista. Luigi Pacifico – nato nel 1921 – ebanista, era imbarcato sul “Gorizia”, partito da porto di Pola. Fu catturato dai tedeschi a Spalato il 29 settembre 1943. Il racconto è struggente: “Ci hanno messi su carri bestiame diretti in Germania. Il viaggio, con poca acqua e quasi niente da mangiare è durato 15 giorni. Ci hanno fatto scendere nel campo di Meppen, in Olanda. La nostra prigionia durava da circa un mese. In questa prima destinazione ho perso di vista tutti i miei compagni. Ogni giorno, tornando dal lavoro, non trovavo chi con me aveva diviso il pagliericcio, apprendevo che erano stati trasferiti in altri campi di concentramento.

Io e altri italiani che non conoscevo siamo stati stipati in carri ferroviari. Dopo sei ore di viaggio siamo arrivati in aperta campagna. Ci hanno fatto scendere e a piedi dopo due chilometri siamo arrivati in un lager: baracche e barriere di filo spinato.
All’ingresso abbiamo trovato la Gestapo. In questo campo dovevo lavorare come muratore o falegname, a seconda delle esigenze dei tedeschi. Dalla vicina strada ferrata scaricavamo materiali da costruzione, destinati alla zona, che poi ho saputo essere a Rurgas, tra Essen e Dortmund. Il vitto che ci davano, nonostante tutta dura la mole di lavoro, consisteva in due mestoli di brodaglia e 150 grammi di pane il giorno. Si lavorava con qualsiasi condizione atmosferica, l’estate con un caldo asfissiante, l’inverno con la neve a – 30 gradi. Eravamo controllati a vista, i manganelli apparivano spesso”.

Un grande lavoro l’internato ponzese l’ha svolto all’interno dei bunker antiaerei creati dai tedeschi per difendersi dai bombardamenti degli alleati. “Abbiamo creato i rifugi, poi li abbiamo rivestisti di pino, ci proteggeva solo un cappotto dal freddo, eravamo molto controllati dal punto di vista igienico, facevano di tutto per eliminare i pidocchi. Ogni tanto ci mandavano a raccogliere i cadaveri delle persone decedute in seguito ai bombardamenti e li portavamo in fosse comuni. Nel campo di concentramento a Rurgas feci amicizia con un generale russo, preso prigioniero. Era un grande amico di Stalin che ammirava come uomo di stato e condottiero, non faceva altro che parlare bene del leader, eravamo vicini di letto”.

Nell’aprile del 1945 arrivarono le truppe americane, Luigi fu liberato ma il rientro a Ponza fu ritardato di nove mesi. “Gli americani mi offrirono un posto di lavoro come guardiano di strade ma guadagnavo poco. A fine 1945 tornai sulla mia isola, le condizioni di salute non erano brillanti, fui colpito da bronchite cronica”. Nel dopoguerra i Pacifico, con in testa papà Salvatore, hanno continuato il lavoro di ebanisti ma Luigi ha preferito imbarcarsi su navi mercantili che trasportavano legno e altri materiali a Marsiglia da paesi africani come Senegal, Costa d’Avorio, Niger. Poi il ritorno a Ponza per lavorare nel laboratorio di falegnameria e insegnare il mestiere al figlio Giovanni.

Paolo Iannuccelli

#Latina – Conoscere per non ripetere gli errori del passato: un incontro nella scuola di via Po

Il dovere di non dimenticare l’amara sorte dei perseguitati è figlio dell’impegno di conoscere per non ripetere gli errori del passato. E’ nella lucida visione di un’attualità carica di orrori a noi contemporanei che l’Istituto “Emma Castelnuovo” di Latina si impegna in una programmazione di incontri in linea con la sensibilità verso queste tematiche che da sempre lo contraddistinguono. Il primo incontro si è tenuto lo scorso 26 gennaio presso l’auditorium della scuola media di via Po con lo spettacolo per gli alunni “Voci nel tempo” che la compagnia di teatro Opera Prima porta in scena con successo da oltre tre anni. Il secondo incontro, invece, avverrà tra gli alunni delle classi seconde e terze e Pina Garau, Rose Mary Rodriguez e Moti, domani, giovedì 1 Febbraio, sempre nella sede di via Po.

Pina Garau è un medico di Cagliari, ha lavorato in ospedali in zone di guerra, ha diretto la costruzione di ospedali in periodi post bellici in Africa ed ha operato come medico volontario in numerosi salvataggi di migranti nel Mediterraneo ed è appena rientrata da una missione nel campo di accoglienza di Lampedusa.
Rose Mary Rodriguez e Moti sono cubani. La prima è la direttrice di una Officina Cultural che a La Habana cura concerti, mostre, spettacoli teatrali, sfilate di moda e esposizioni di design; l’altro è un artista. Rose Mary e Moti si trovano a Latina per presentare le opere di 20 artisti cubani che sono esposte insieme ad altrettanti artisti italiani alla casetta della Musica di via Polonia. La mostra “Cuba Italia, un incontro attraverso il mare” pone l’attenzione su questa parola chiave: “incontro”.

Quello che avverrà tra i ragazzi di via Po e questi tre testimoni del mondo attuale oltre i nostri confini, tre costruttori di occasioni di benessere sociale, è ribadire non solo la necessità, ma la gioia che si ricava dalle operazioni culturali e di solidarietà poste in essere in ogni possibile creazione. Nella tenera adolescenza degli alunni non appare né idoneo né efficace impostare analisi politiche: è senz’altro preferibile creare contatti diretti con chi conosce, vive e lotta per la giustizia sociale.

#Latina – Blitz in un istituto professionale, trovata droga nella centralina dell’acqua nei bagni

Continua l’opera dei carabinieri volta a contrastare l’assunzione e lo spaccio di droga negli ambienti scolastici. Ieri a Latina i militari dell’Arma, con l’ausilio delle unità cinofile, hanno ispezionato 7 classi di un istituto professionale del capoluogo pontino rinvenendo nella centralina dell’acqua di alcuni bagni 3 grammi di hashish e uno di marijuana.

Nel medesimo contesto operativo, i militari del Nucleo Operativo Radiomobile hanno denunciato per guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti una donna di 27 anni residente a Latina e un uomo di 52 anni di Roccagorga. Un 22enne di Latina, invece, è stato denunciato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti poiché  trovato in possesso di 13 grammi di marijuana.